Storia

La nostra storia

è Una storia di amore e passione per il territorio che continua ancora oggi nei prodotti Alerasia

Aleramo e Adelasia

Il brand Alerasia nasce dall’unione dei nomi Aleramo e Adelasia, protagonisti della storia d’amore che ha portato alla nascita del territorio del Monferrato. La leggenda narra di una nobile coppia di Sassonia, Aleprando e la moglie, che si impegnò a compiere un pellegrinaggio fino a Roma qualora le fosse donata la gioia di un figlio. Aleramo nacque durante il viaggio nei pressi di Acqui Terme e subito rimase orfano dei genitori assaliti, molto probabilmente, durante il ritorno da Roma da una delle bande di briganti che infestavano la zona. 

Venne cresciuto dai padroni del castello di Sezzadio che se ne presero cura, diventando a 15 anni scudiero di uno dei nobili della corte. Il giovane divenne un coraggioso cavaliere al servizio dell’imperatore Ottone I di Sassonia e si innamorò della figlia Adelasia, la prediletta dell’imperatore, promessa ad un giovane di nobile rango. I due innamorati, non avendo il consenso dell’imperatore, furono costretti a fuggire per andare nei luoghi natii di Aleramo che si adattò a fare il carbonaio. Successivamente riuscì ad entrare tra la servitù del vescovo di Albenga. 

Venne cresciuto dai padroni del castello di Sezzadio che se ne presero cura, diventando a 15 anni scudiero di uno dei nobili della corte. Il giovane divenne un coraggioso cavaliere al servizio dell’imperatore Ottone I di Sassonia e si innamorò della figlia Adelasia, la prediletta dell’imperatore, promessa ad un giovane di nobile rango. I due innamorati, non avendo il consenso dell’imperatore, furono costretti a fuggire per andare nei luoghi natii di Aleramo che si adattò a fare il carbonaio. Successivamente riuscì ad entrare tra la servitù del vescovo di Albenga. 

Qualche anno dopo, alcune città si ribellarono e Ottone chiese ai suoi vassalli l’invio di uomini per il suo esercito. Fu così che il vescovo di Albenga mandò Aleramo come aiuto cuoco per la cucina da campo. Durante un’improvvisa sortita, i bresciani attaccarono il padiglione imperiale e riuscirono a rapire il nipote dell’imperatore. Aleramo, accortosi della pericolosa situazione, montò sul cavallo del cuoco e grazie al suo valore, riuscì a scacciare i bresciani e a liberare il ragazzo. L’imperatore volle dunque conoscere il misterioso cavaliere in abito da cuoco che gli aveva riportato il nipote.

 Quando scoprì la vera identità di Aleramo non si adirò ma, anzi, si commosse per aver ritrovato l’amata figlia e i nipoti mai conosciuti. Ottone decise di perdonare i due giovani, concesse ad Aleramo il titolo di marchese e gli promise tanta terra, tra Liguria e Piemonte, quanta fosse riuscito a percorrerne in soli tre giorni di sfrenata cavalcata. Aleramo partì quindi al galoppo, ma ad un certo punto del tragitto, il suo cavallo perse un ferro. Non avendo nessun utensile, il cavaliere utilizzò un mattone per sistemare il ferro e riprese la sua lunga corsa. Si dice che il nome Monferrato derivi proprio da quel mattone (in piemontese “mun”) utilizzato per ferrare (in dialetto “Frrha”). Mufrrha, ovvero Monferrato.

 Quando scoprì la vera identità di Aleramo non si adirò ma, anzi, si commosse per aver ritrovato l’amata figlia e i nipoti mai conosciuti. Ottone decise di perdonare i due giovani, concesse ad Aleramo il titolo di marchese e gli promise tanta terra, tra Liguria e Piemonte, quanta fosse riuscito a percorrerne in soli tre giorni di sfrenata cavalcata. Aleramo partì quindi al galoppo, ma ad un certo punto del tragitto, il suo cavallo perse un ferro. Non avendo nessun utensile, il cavaliere utilizzò un mattone sistemare il ferro e riprese la sua lunga corsa. Si dice che il nome Monferrato derivi proprio quel mattone (in piemontese mun) utilizzato per ferrare (in dialetto Frrha). Mufrrha, ovvero Monferrato.